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FI Group Expertise
Partecipa al webinar: Fine incentivi 5.0 – Strategie e Soluzioni
Gli Incentivi 5.0 sono finiti? No: sono stati revocati
Perché è stato revocato?
Quali sono gli impatti per le imprese?
La fine degli incentivi comporta:
- Rischio finanziario immediato: spese sostenute senza garanzia di rimborso.
- Progetti bloccati: perdita di vantaggio competitivo e ritardi nella supply chain.
- Incertezza strategica: difficoltà nel rispettare scadenze e contratti.
Webinar Gratuito: Fine incentivi 5.0 – Strategie e Soluzioni
- Analisi completa della revoca e dei suoi impatti settoriali.
- Alternative disponibili per le imprese.
- Strategie di recupero per gli investimenti già avviati.
- Sessione Q&A live: porta le tue domande, ottieni risposte immediate.
FAQ – Transizione 5.0 e 4.0
Le risorse per Transizione 5.0 sono esaurite?
Sì, il MIMIT ha comunicato l’esaurimento delle risorse il 7 novembre 2025. Tuttavia, è ancora possibile presentare nuove prenotazioni fino al 31 dicembre, che saranno gestite in ordine cronologico se verranno reperite nuove risorse.
Il Governo sta cercando nuove risorse per Transizione 5.0?
Sì, il MIMIT è al lavoro per reperire fondi aggiuntivi, vista l’elevata adesione delle imprese alla misura.
Cosa succede alle domande presentate dopo l’esaurimento delle risorse?
Le domande restano valide e saranno considerate in ordine cronologico qualora vengano stanziate nuove risorse.
Quando sarà operativo il nuovo Piano Transizione 5.0?
Il nuovo piano entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, in piena continuità con la misura attuale.
Qual è la situazione di Transizione 4.0?
Le risorse sono quasi esaurite: il GSE segnala una disponibilità residua di circa 53 milioni di euro alle ore 13 dell’11 novembre.
Quanti nuovi progetti sono stati caricati sulla piattaforma GSE?
Dal 10 all’11 novembre sono stati caricati 742 nuovi progetti, per un valore complessivo di 231 milioni di euro.
La Manovra 2026 conferma il rifinanziamento degli strumenti di finanza agevolata più strategici per la crescita industriale e territoriale. Tra questi, gli Accordi di Sviluppo rappresentano una leva fondamentale per le imprese che intendono realizzare progetti di investimento di rilevanza nazionale. Con una dotazione complessiva di circa 750 milioni di euro, questo strumento è pensato per accelerare investimenti in green transition, digitalizzazione e sviluppo delle aree ZES. Scopri chi può beneficiarne e come accedere agli incentivi.
Cos’è un Accordo di Sviluppo
Gli Accordi di Sviluppo sono procedure negoziali speciali attivabili nell’ambito dei Contratti di Sviluppo per progetti di investimento pari o superiori a 50 milioni di euro.
Consentono:
- Corsia preferenziale nell’istruttoria e nell’assegnazione dei fondi
- Riduzione dei tempi di valutazione (entro 90 giorni dalla firma)
- Coinvolgimento diretto di MIMIT, Invitalia e altre amministrazioni per accelerare l’iter
Questa modalità è pensata per progetti strategici che generano impatto economico e occupazionale significativo.
Dotazione finanziaria
La Manovra 2026 destina risorse significative. Tabella dotazione finanziaria:
| Settore | Budget (€) |
|---|---|
| Industria/Agro | 400 mln |
| Ambiente | 225 mln |
| Turismo/ZES | 122,8 mln |
| Totale | ~750 mln |
Quali agevolazioni sono previste?
- Contributi a fondo perduto
- Finanziamenti agevolati
- Fast Track per progetti strategici
Questi incentivi rispondono ai bisogni delle imprese: riduzione dei costi energetici, digitalizzazione dei processi, attrazione di turismo sostenibile e certezza normativa per grandi investimenti.
Chi può beneficiarne
Gli Accordi di Sviluppo sono pensati per imprese con progetti di investimento di grande impatto economico e occupazionale, in settori strategici per la crescita del Paese. In particolare:
- Grandi imprese industriali che vogliono espandere la capacità produttiva con tecnologie green e ridurre i costi energetici.
- Gruppi agroalimentari interessati a digitalizzare la filiera, innovare i processi e migliorare la tracciabilità dei prodotti.
- Operatori turistici che intendono riqualificare strutture dismesse, soprattutto in Zone Economiche Speciali (ZES), puntando su sostenibilità e attrazione di nuovi flussi.
- Multinazionali che pianificano insediamenti produttivi in Italia con investimenti superiori a 50 milioni di euro, cercando procedure rapide e certezza normativa.
Chi sono le imprese target e come gli Accordi di Sviluppo rispondono ai loro bisogni
Gli Accordi di Sviluppo non sono pensati per tutte le aziende, ma per quelle che hanno progetti ambiziosi e necessità specifiche. Ecco i principali beneficiari di questo bando e come questo strumento innovativo le supporta:
- CEO di aziende industriali
Necessità: ridurre i costi energetici e innovare la produzione.
Obiettivo: espandere la capacità produttiva con tecnologie green.
Come aiuta il bando: contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per impianti sostenibili. - Responsabili innovazione agroalimentare
Necessità: digitalizzare la filiera e migliorare la tracciabilità.
Obiettivo: aumentare efficienza e competitività.
Come aiuta il bando: fondi dedicati alla digitalizzazione e procedure accelerate per progetti > 50 milioni €. - Imprenditori turistici
Necessità: riqualificare strutture dismesse e attrarre turismo sostenibile.
Obiettivo: valorizzare le aree ZES e incrementare il flusso turistico.
Come aiuta il bando: incentivi per riqualificazione, sostenibilità e digitalizzazione. - Direttori Operations di multinazionali
Necessità: tempi rapidi e certezza normativa per insediamenti produttivi.
Obiettivo: avviare grandi progetti in Italia senza ritardi.
Come aiuta il bando: Fast Track e supporto istituzionale con iter negoziale semplificato.
FAQ sugli Accordi di Sviluppo
Quanto dura l’istruttoria? Entro 90 giorni dalla firma.
Posso includere R&S? Sì, se funzionale al progetto principale.
Sono cumulabili con altri incentivi? In alcuni casi, nel rispetto delle norme sugli aiuti di Stato.
Quali obblighi occupazionali? Assunzione di percettori di sostegno al reddito e lavoratori da tavoli di crisi.
Come avviare la procedura? La richiesta parte da Invitalia tramite piattaforma online. Serve firma digitale, PEC e business plan dettagliato.
Perché agire subito
Gli Accordi di Sviluppo non sono solo un incentivo: sono una strategia di crescita per chi vuole investire in Italia con progetti ad alto impatto economico e occupazionale.
La finestra di opportunità è aperta: prenota la tua posizione e avvia la negoziazione.
Vuoi sapere se il tuo progetto è idoneo?
Contattaci per una consulenza dedicata: analizzeremo requisiti, tempistiche e vantaggi per la tua impresa.
Nuovo incentivo 2026: verso un unico incentivo la doppia transizione digitale ed energetica
Nel 2026, il panorama degli incentivi fiscali per le imprese italiane cambierà radicalmente. Il Governo sta progettando un nuovo incentivo unico che accorperà le misure di Transizione 4.0 e 5.0, con l’obiettivo di semplificare l’accesso ai benefici e sostenere la doppia transizione: digitale e green.
Questa nuova misura, finanziata con risorse nazionali, nasce dalla necessità di superare le complessità del Piano Transizione 5.0 e di offrire alle imprese uno strumento più snello, efficace e inclusivo.
Il nuovo incentivo 2026: tempistiche e criticità operative
Il progetto è ancora in fase embrionale e non è certo che il nuovo incentivo venga inserito nella Legge di Bilancio 2026. La rinegoziazione del PNRR è il primo passo cruciale, seguito dalla definizione delle regole operative.
Se il Piano Transizione 5.0 non verrà prorogato oltre il 31 dicembre 2025, le imprese rischiano di trovarsi senza strumenti di sostegno nei primi mesi del 2026. Una proroga fino ad aprile 2026 o una partenza retroattiva del nuovo incentivo potrebbero garantire continuità, ma entrambe le soluzioni presentano criticità.
Dotazione finanziaria e origine delle risorse
Il nuovo incentivo sarà alimentato da fondi liberati attraverso una riallocazione strategica delle risorse del PNRR. Dei 6,3 miliardi previsti per Transizione 5.0, circa 2,1 miliardi sono già stati prenotati, e si ipotizza una chiusura della misura attuale intorno ai 2,5 miliardi. Questo lascerebbe circa 3,8–4 miliardi disponibili per il nuovo piano.
Tuttavia, la disponibilità effettiva dipenderà dalla capacità del Governo di spendere integralmente le risorse prenotate, evitando penalizzazioni e garantendo una transizione fluida verso il nuovo incentivo.
Durata e struttura: tra ambizione e realismo del nuovo incentivo 2026
Inizialmente si è parlato di una misura triennale, ma le attuali ipotesi più realistiche indicano una durata annuale o biennale, in linea con la residua durata del Governo. Se i fondi disponibili (circa 3,5 miliardi) venissero distribuiti su due anni, si rischierebbe di diluire l’efficacia dell’incentivo. Una misura annuale, invece, permetterebbe un impatto più deciso e mirato.
Un format semplificato: addio burocrazia?
Uno dei punti più apprezzati del nuovo incentivo sarà la semplificazione del format. Il Governo e Confindustria spingono per un modello senza piattaforme complesse, senza calcoli articolati e senza vincoli PNRR come il principio DNSH, che ha escluso molte imprese energivore dal Piano 5.0.
Questo approccio mira a rendere l’incentivo accessibile a tutte le aziende, superando le barriere burocratiche che hanno limitato l’efficacia delle misure precedenti.
Aliquote: due binari per digitale e green
Il nuovo incentivo dovrebbe prevedere due sole aliquote:
- Una per gli investimenti digitali (Transizione 4.0)
- Una per quelli energetici e ambientali (Transizione 5.0)
Non è ancora chiaro se le due aliquote saranno indipendenti o se, come nel modello attuale, l’investimento digitale sarà prerequisito per accedere all’incentivo green. In ogni caso, l’eliminazione di soglie e scaglioni dovrebbe semplificare notevolmente l’accesso.
Revisione degli allegati A e B: nuovi beni ammissibili
I tecnici del MIMIT stanno lavorando alla revisione degli allegati A e B, che definiscono i beni materiali e immateriali agevolabili. Si ipotizza anche l’introduzione di un Allegato C dedicato ai beni strumentali per l’efficienza energetica.
Questa revisione potrebbe finalmente includere categorie finora escluse, come motori elettrici, server industriali e tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili. È fondamentale che questa apertura non si trasformi in un “assalto alla diligenza”, ma in una valorizzazione mirata dell’innovazione industriale.
Cosa aspettarsi
La semplificazione del format, la revisione dei beni agevolabili e l’eliminazione dei vincoli PNRR sono segnali positivi.
Tuttavia, sarà fondamentale che il Governo:
- Definisca tempistiche chiare
- Offra strumenti digitali efficienti
- Garantisca trasparenza normativa
Solo così le imprese potranno pianificare con fiducia i propri investimenti in tecnologie 4.0, efficienza energetica e formazione avanzata.
Funding Investments
In un momento storico in cui la sostenibilità non è più un’opzione ma una necessità, il Fondo per la Transizione Industriale si presenta come una delle leve più concrete per accompagnare le imprese italiane verso un futuro più verde, efficiente e competitivo.
Lanciato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il fondo mette sul piatto 400 milioni di euro per sostenere progetti industriali che puntano a ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi. Non si tratta di aumentare la produzione, ma di produrre meglio, con meno sprechi, meno emissioni e più innovazione.
Un fondo, quattro direttrici strategiche
Il cuore del bando è chiaro: aiutare le imprese a trasformarsi. Come? Attraverso interventi mirati su:
- Efficientamento energetico degli impianti
- Uso circolare delle risorse (riuso, riciclo, recupero)
- Produzione di energia rinnovabile per autoconsumo
- Tecnologie digitali e Industria 4.0 applicate alla sostenibilità
Le agevolazioni sono a fondo perduto, fino al 40% per le PMI e al 30% per le grandi imprese, con la possibilità di cumulare altri incentivi. Un’occasione concreta per chi vuole innovare senza compromettere la solidità finanziaria.
Le origini del Fondo Transizione Industriale: una risposta strutturale alla sfida climatica
Il fondo nasce con la Legge di Bilancio 2022, ma affonda le sue radici nel PNRR e nelle politiche europee per la transizione ecologica. È regolato da due decreti chiave (ottobre 2022 e dicembre 2024) che ne definiscono criteri e modalità operative.
Non è un’iniziativa spot, ma parte di una strategia più ampia per decarbonizzare l’industria italiana e renderla protagonista del cambiamento.
I risultati delle edizioni precedenti del Fondo Transizione Industriale
I numeri parlano chiaro:
- Centinaia di progetti finanziati in tutta Italia
- 40% delle risorse al Sud, a sostegno della coesione territoriale
- 50% dei fondi alle imprese energivore, con impatti tangibili sulla riduzione dei consumi
Ma non è solo questione di numeri. Molte aziende hanno colto l’occasione per ripensare il proprio modello produttivo, ottenere certificazioni ambientali, migliorare il proprio rating ESG e posizionarsi meglio sui mercati internazionali.
Le aspettative delle imprese per il nuovo bando Fondo Transizione Industriale
Con l’apertura del nuovo sportello prevista dal 17 settembre al 10 dicembre 2025, le imprese si preparano a cogliere l’opportunità. Le richieste più frequenti?
- Procedure snelle e tempi certi di valutazione
- Maggiore flessibilità nei progetti ammissibili
- Integrazione tra transizione ambientale e digitale
- Più spazio alle PMI, spesso penalizzate nei bandi precedenti
C’è voglia di investire, ma anche bisogno di chiarezza, velocità e visione.
Un’occasione da non perdere
Il Fondo per la Transizione Industriale non è solo un incentivo economico. È un acceleratore di cambiamento, una leva per rendere il nostro sistema produttivo più resiliente, moderno e sostenibile.
Per le imprese italiane, è il momento di agire. Preparare un progetto solido, coerente con gli obiettivi ambientali e ben strutturato può fare la differenza tra restare fermi o diventare protagonisti della nuova economia green.
L’Unione europea è all’avanguardia nella transizione globale verso le energie rinnovabili. Con gli ambiziosi obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo, l’UE mira a diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Questo obiettivo è sostenuto da varie iniziative di finanziamento, progetti innovativi e dall’integrazione di tecnologie avanzate. FI Group svolge un ruolo cruciale nell’aiutare le aziende ad accedere a queste opportunità di finanziamento per raggiungere i loro obiettivi in materia di energie rinnovabili.
Iniziative di finanziamento dell’UE
L’UE ha istituito diversi meccanismi di finanziamento per sostenere i progetti di energia rinnovabile:
- Fondo di coesione: Mira a ridurre le disparità economiche e sociali tra i Paesi dell’UE e a promuovere lo sviluppo sostenibile sostenendo progetti che riducono le emissioni di gas serra, aumentano l’uso di energie rinnovabili e migliorano l’efficienza energetica.
- Meccanismo per collegare l’Europa (CEF): Con un budget di 42,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, il CEF sostiene gli investimenti in infrastrutture energetiche, di trasporto e digitali, con 8,7 miliardi di euro stanziati specificamente per progetti energetici.
- Banca europea per gli investimenti (BEI): Fornisce prestiti e strumenti finanziari per finanziare progetti energetici e ha lanciato l’European Investment Advisory Hub per offrire consulenza ed esperienza sullo sviluppo dei progetti.
- Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI): Mobilita investimenti privati in progetti di importanza strategica, tra cui le energie rinnovabili, le reti elettriche e l’efficienza energetica.
- Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR): Finanzia programmi per rendere l’Europa più competitiva, più verde e più vicina ai cittadini, sostenendo gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.
- Horizon Europe: Un programma di finanziamento della ricerca e dell’innovazione che investe circa 5,6 miliardi di euro per sostenere il Green Deal europeo e accelerare la transizione verso l’energia pulita.
Esempi di sovvenzioni e progetti assegnati
Diversi progetti hanno beneficiato di sovvenzioni dell’UE. Ad esempio, nel 2025 il Fondo per l’innovazione ha sostenuto 77 progetti di decarbonizzazione in 18 Paesi europei. Questi progetti mirano a ridurre le emissioni di circa 397,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nei primi dieci anni di attività. Horizon Europe ha finanziato numerosi progetti nell’ambito del Cluster 5 “Clima, energia e mobilità” per sostenere l’iniziativa REPowerEU.
Sovvenzioni per le utenze domestiche
L’UE fornisce anche sovvenzioni alle famiglie per adottare iniziative di energia verde:
Strumento per la ripresa e la resilienza: Stanzia 184 miliardi di euro per misure legate all’energia, con 106,5 miliardi di euro destinati a misure di efficienza energetica negli edifici pubblici e residenziali, compresi gli alloggi sociali.
Fondi della politica di coesione: Sostengono le ristrutturazioni ad alta efficienza energetica degli edifici, tra cui l’isolamento, il recupero del calore e la digitalizzazione dei sistemi edilizi.
Il ruolo delle tecnologie digitali
Le tecnologie digitali sono sempre più importanti nel settore delle energie rinnovabili. Le reti intelligenti, ad esempio, utilizzano la tecnologia di comunicazione digitale per rilevare e reagire alle variazioni locali di utilizzo, migliorando l’efficienza e l’affidabilità della distribuzione dell’elettricità. Inoltre, l’Internet degli oggetti (IoT) consente una migliore gestione dell’energia collegando dispositivi e sistemi, permettendo il monitoraggio e l’ottimizzazione in tempo reale dell’uso dell’energia.
Il ruolo di FI Group
FI Group aiuta le aziende a orientarsi nel complesso panorama delle opportunità di finanziamento. Forniamo una consulenza esperta, analizzando i progetti aziendali, sviluppando strategie, assistendo nella presentazione delle domande e gestendo i progetti per garantire il successo dell’erogazione dei fondi. La nostra guida completa alle sovvenzioni internazionali aiuta le aziende a scoprire le opportunità di finanziamento pubblico adatte alle loro esigenze, migliorando i loro progetti e raggiungendo i loro obiettivi.
Conclusione
La spinta europea verso le energie rinnovabili è sostenuta da solide iniziative di finanziamento, progetti innovativi e tecnologie avanzate. L’esperienza di FI Group nell’accesso a queste opportunità di finanziamento assicura che le aziende possano contribuire con successo agli obiettivi europei in materia di energie rinnovabili, promuovendo un futuro sostenibile e neutrale dal punto di vista climatico.
SOSTEGNO AUTOPRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI NELLE PMI
Le PMI italiane possono accedere a contributi a fondo perduto per investire in energia rinnovabile e soluzioni di efficienza energetica. Il nuovo bando Invitalia offre un’opportunità unica per:
Installare impianti fotovoltaici, eolici e sistemi di accumulo
Migliorare l’efficienza energetica dei processi produttivi
Ridurre i costi energetici e l’impatto ambientale
Giovedì 10 Aprile, alle ore 11.00, FI Group sarà ospite del webinar di ORA Energy Solutions s.r.l. Un appuntamento in cui saranno presentati i dettagli del bando e tutti i passaggi per ottenere il finanziamento di interventi legati alla realizzazione di impianti legati all’autoproduzione di energia da fonte rinnovabile.
Interverrà Elena Perini, Country Manager di FI Group Italia ed esperta del finanziamento R&S e Innovazione, per chiarire le modalità di accesso e opportunità di questo bando.
Sono disponibili 320 milioni di euro, di cui il 40% riservato alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e un altro 40% alle micro e piccole imprese.
Un appuntamento molto atteso, soprattutto a posteriori degli ultimi aggiornamenti.
Infatti, il Decreto Direttoriale del 31 marzo 2025 ha prorogato il termine per la presentazione delle domande di agevolazione del bando in questione dal 5 maggio alle ore 12.00 del 17 giugno 2025.
Il Consiglio dei Ministri ha convertito in legge il Decreto del 19 del 2 marzo 2024: “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza“. A seguire l’analisi dell’articolo dedicato Piano Transizione 5.0, ed il relativo credito d’imposta.
Quando si applica il Piano Transizione 5.0
Si ricade nel nuovo incentivo Transizione 5.0 quando un investimento in beni 4.0 apporta ad riduzione dei consumi energetici:
- ≥ 3% sull’intera struttura produttiva, oppure
- ≥ 5% sui processi interessati dall’investimento.
In questo caso, verranno quindi applicate le norme del Piano Transizione 5.0 e non più quelle del Piano Transizione 4.0. Inoltre, a differenza del Piano Transizione 4.0, il recupero del credito avverrà in un’unica quota e non in tre. Il piano Transizione 4.0 resta operativo per tutti gli investimenti nei beni previsti negli allegati A e B quando:
- non generano risparmio;
- generano risparmio sotto le soglie minime previste dal Transizione 5.0.
Piano Transizione 5.0, le linee principali
Il Piano Transizione 5.0 vede stanziati 6,3 miliardi per il biennio 2024-2025, che saranno erogati alle imprese attraverso lo schema del credito d’imposta suddiviso per:
- beni strumentali, 3.780 milioni di €;
- sistemi per autoproduzione e autoconsumo di energia, 1.890 milioni di €;
- formazione, 630 milioni di €.
A seguire ecco spiegate condizioni di accesso all’incentivo per ciascun ambito.
Beni strumentali
Per accedere all’incentivo è necessario effettuare un investimento in almeno uno dei beni strumentali materiali e immateriali previsti agli allegati A e B del Piano Transizione 4.0. Tali beni devono essere interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura. Inoltre, è necessario che i beni siano inseriti in un progetto di innovazione che consenta di ottenere una riduzione dei consumi energetici.
condizione che:
- siano interconnessi al sistema aziendale;
- siano parte di un progetto che comporti il risparmio energetico minimo richiesto.
L’allegato B, dedicato ai software, amplia l’accesso agli incentivi anche per:
- software, i sistemi, le piattaforme o le applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding);
- i software relativi alla gestione di impresa se acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme di cui alla lettera a).
Autoconsumo e autoproduzione
Gli investimenti dell’impresa devono far parte di un progetto di innovazione che prevede l’acquisto di beni strumentali. Entro i limiti che saranno stabiliti da un successivo provvedimento ministeriale sarà possibile accedere al credito d’imposta anche per i “beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, a eccezione delle biomasse, compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta”.
Sono agevolati gli investimenti in:
- impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili (escluse biomasse);
- sistemi di accumulo.
Moduli fotovoltaici
L’incentivo è limitato ai soli pannelli prodotti negli Stati membri dell’Unione europea con efficienza pari ad almeno il 21,5%.
Maggiorazione incentivo (solo per il fotovoltaico) in caso di:
- 120% per i moduli fotovoltaici con celle, prodotti negli Stati membri dell’Unione europea con un’efficienza a livello di cella almeno pari al 23,5%. Quindi, al 45% di aliquota massima del Transizione 5.0 spetterà la maggiorazione del 120% della base imponibile.
- 140% per i moduli prodotti negli Stati membri dell’Unione europea composti da celle bifacciali ad eterogiunzione di silicio o tandem prodotte nell’Unione europea con un’efficienza di cella almeno pari al 24%. Anche in questo caso al 45% di aliquota massima del Transizione 5.0 spetterà la maggiorazione del 140% della base imponibile.
Formazione del personale
Le spese ammesso sono:
- se sono finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi;
- nel limite del 10% degli investimenti effettuati nei beni strumentali (Tabella A e B) e per autoproduzione energia;
- fino a un massimo di 300 mila euro.
Vincoli:
- erogazione da soggetti esterni accreditati (DM attuativo in arrivo);
- esclusione per settori non conformi al principio DNSH (es. fossili, discariche, ETS ad alte emissioni).
Settori esclusi dalla formazione 5.0:
Al fine di rispettare il principio DNSHs non sono agevolabili investimenti destinati alle seguenti attività:
- connesse ai combustibili fossili;
- nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) che generano emissioni di gas a effetto serra previste non inferiori ai pertinenti parametri di riferimento;
- discariche di rifiuti, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico biologico;
- attività nel cui processo produttivo venga generata un’elevata dose di sostanze inquinanti classificabili come rifiuti speciali pericolosi di cui al regolamento (UE) n. 1357/2014 della Commissione, del 18 dicembre 2014 e il cui smaltimento a lungo termine potrebbe causare un danno all’ambiente.
Chi può beneficiare del credito d’imposta Transizione 5.0
Possono accedere al nuovo incentivo tutte le imprese che effettuano nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell’ambito di progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici, senza distinzione di forma giuridica, settore, dimensione o regime fiscale.
Sono escluse specificamente le imprese in difficoltà finanziaria o che hanno ricevuto sanzioni interdittive; si richiede inoltre il rispetto delle norme sulla sicurezza e i contributi previdenziali.
L’avvio della fruizione non potrà in nessun caso superare la data del 31 dicembre 2025. Quindi il 31 dicembre è data che sancisce sia il termine per l’effettuazione dell’investimento sia il termine per la certificazione e l’avvio della fruizione dell’incentivo.
Meccanismo di recapture
I beni della Transizione 5.0 vanno mantenuti per minimo 5 anni. È previsto il meccanismo di recapture. Entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di completamento degli investimenti, il credito d’imposta è corrispondentemente ridotto escludendo dall’originaria base di calcolo il relativo costo:
- Se i beni agevolati sono ceduti a terzi o spostati,
- non riscattati in leasing,
- destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa,
- destinati a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione anche se appartenenti allo stesso soggetto,
- nonché in caso di mancato esercizio dell’opzione per il riscatto nelle ipotesi di beni acquisiti in locazione finanziaria.
Il credito d’imposta è corrispondentemente ridotto escludendo dall’originaria base di calcolo il relativo costo.
Il maggior credito d’imposta eventualmente già utilizzato in compensazione è direttamente riversato dal beneficiario entro il termine per il versamento a saldo dell’imposta sui redditi dovuta per il periodo d’imposta in cui si verificano le suddette ipotesi, senza applicazione di sanzioni e interessi.
Il beneficiario può sostituire il bene con bene con caratteristiche tecniche analoghe o superiori e attesti all’avvenuta sostituzione. In caso di costo inferiore la fruizione del credito avviene fino a raggiungere costo nuovo bene (L. n.205 del 27/12/2017).
Cumulabilità
Il credito d’imposta Transizione 5.0 è cumulabile con altri incentivi che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che il cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive di cui al periodo precedente, non porti al superamento del costo sostenuto.
Non è invece cumulabile, con il credito d’imposta Transizione 4.0 o con la ZES unica.
Novità 2025: semplificazioni e chiarimenti
Le FAQ del MIMIT (10 aprile 2025, approfondimento qui) introducono importanti semplificazioni:
– presunzione di risparmio per beni obsoleti sostituiti (oltre 24 mesi);
– portabilità della perizia tra 4.0 e 5.0;
– chiarimenti su leasing, autoproduzione, e cumulabilità.
Accedi agli incentivi 5.0 con il supporto di FI Group, da 25 anni accompagniamo gli investimenti delle imprese italiane verso il successo.
Nuovamente aggiornato il decreto contenente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’agevolazione dedicata all’Industria 5.0, il credito d’imposta Transizione 5.0. Il decreto dispone l’impiego delle risorse per il pacchetto di “aggiornamento” del PNRR e l’impiego dei fondi del RePower EU che vanno ad integrare il Piano Transizione 5.0.
Infatti, come rimarcato più volte, il Piano Transizione Industria 5.0 è stato incluso nel PNRR, con 6,3 miliardi di euro provenienti dal Piano RePowerEU, volto a incentivare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
I 6,3 miliardi di euro, stanziati per il biennio 2024-2025, andranno a sommarsi ai fondi già previsti per il Piano Transizione 4.0. Le agevolazioni, sotto forma di crediti d’imposta, saranno destinate alle spese sostenute tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025.
Approfondisci qui le aliquote 5.0:
Ultimi aggiornamenti del decreto Pnrr relativi al credito d’imposta 5.0
Il ruolo del GSE nel Piano Transizione 5.0
Le novità principali sono relative alla procedura di fruizione del beneficio e al ruolo del GSE. Il GSE, diventa, infatti, il soggetto principale a cui le imprese dovranno rivolgersi. Quest’ultimo potrà dotarsi di mezzi opportuni utilizzando 45 milioni dei 63 milioni complessivamente assegnati al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per la realizzazione della piattaforma e il funzionamento dell’incentivo.
Tipologie di investimenti attività ammissibili per il 2024-2025
Investimenti 5.0
Rispetto al Piano 4.0 sono previste aliquote più elevate e crescenti in base al livello di efficienza, che potranno raggiungere anche il 40%. Sarà, inoltre, incrementato il tetto massimo agevolabile, dagli attuali 20 a 50 milioni di euro, così da rendere il Piano una leva per rendere ancora più efficace l’azione di attrazione di investimenti stranieri nel nostro Paese.
L’impresa dovrà dimostrare: la riduzione di almeno il 3% del consumo finale d’energia ed un risparmio energetico di almeno il 5% rispetto ai consumi dello stesso processo registrati prima dell’acquisizione dei beni 4.0.
Sarà necessaria una certificazione “ex ante” ed “ex post” dovrà attestare l’effettiva realizzazione degli investimenti in conformità con quanto riportato nella certificazione “ex ante”.
Formazione
Un credito d’imposta per agevolare le spese sostenute per formare il personale nell’acquisizione delle competenze necessarie per la transizione verde delle imprese.
Fotovoltaico
Credito d’imposta per l’acquisto di impianti di autoproduzione/autoconsumo di energia rinnovabile (ad esclusione delle biomasse).
Gli ultimi aggiornamenti:
- Tutti i dettagli sugli incentivi 5.0 nel seguente articolo: clicca qui.
- Ultime FAQ sulla Transizione 5.0: qui.



